Il suo
punto di riferimento è la forma. E' all'interno di questa forma che
Lelio Menozzi effettua la sua evoluzione e la sua ricerca. Non c'è,
quindi, come in molti suoi contemporanei, uno sviluppo diacronico del
concetto d’opera d'arte, un concetto fluttuante che volve magari verso
l'assoluto dell'Astrattismo oppure verso un minimalismo descrittivo o
addirittura iperrealista: la poetica di Menozzi si manifesta in modo
sincronico, appunto attraverso la varietà delle tematiche e dei
soggetti. Ed è ben salda nel suo linguaggio.
Appropriandosi di uno stile sobrio, figurativo, netto nelle scelte
cromatiche e nel disegno, Menozzi è comunque un pittore di stati
d'animo. Scrivo comunque perchè questa caratteristica rivela una
sensibilità e un'emotività che sembrano contrastare con la solidità del
linguaggio, che in realtà ne sono la giustificazione.
Ecco che allora, all'opera di ampio respiro, Menozzi preferisce la
breve lirica, l'idillio, a cui si può assegnare un solo ed univoco
messaggio:ora venandolo di una sottile atmosfera metafisica, ora
caricandolo di sentimentalismo, ora profondendolo di suggestioni
simbolisti che, ora lasciando che incarni vere e proprie meditazioni
intimiste o addirittura bizzarre e gratuite. Di qui le sue vedute
pavesi, nostalgiche, semplici, schiette, talora illanguidite da quel
tanto di nebbia che addolcisce le linee e sfuma appena i colori. Di qui
ancora le serie di marine su cui fanno capolino invenzioni capricciose
e squillanti: i palloni e gli ombrelli variopinti, sotto forma di
spicchi di colore puro estratti da uno spettro solare; i cappelli
femminili a tesa larga, con i nastrini attorcigliati dal vento; i
candidi gabbiani, come virgole di un fraseggio sentimentale scritto nel
cielo; le barche solitarie, tirate in secca sulla spiaggia come avanzi
di ricordi sulla riva della memoria, sono tutti personaggi, insomma,
che scalfiscono con accenti poetici il piano pittorico.
Le marine, dunque. Ma anche la pioggia, la laguna veneziana, il Ticino,
le rogge della Bassa pavese. Nella produzione di Menozzi il tema
dell'acqua è scandito come un leit-motiv. Vengono alla mente certe
teorie freudiane che identificano l'acqua come simbolo della donna.
Donna, del resto, che in Menozzi ricorre anche in modo più palese
("Colori al vento"), vista di spalle in riva la mare leggiadra, quasi
diafana, astratta come una citazione o, se vogliamo, come un'idea
platonica. Si potrebbe quasi parlare di un ascendente medioevale di
Menozzi, che in questo genere di soggetti attua un vero e proprio
cammino dall'astratto al concreto.
La pittura di Lelio Menozzi comunica un concetto, una sensazione, un
mistero, che l’Idillio stesso non manifesta apertamente ma si limita ad
evocare. Emblematici i dipinti i che escono dalla tela, che tracimano
dalla cornice ed invadono la realtà. Il dipinto oltre il dipinto. Siamo
al simbolismo, al concettualismo, ma un piede è sempre fermo nello
stile figurativo, aulico in un certo senso, eppure intramontabile.
Questo figurativo è sostenuto da una lingua coloristica pura, fatta di
tinte pulite, decise e brillanti, idealizzate dunque, come lo sono
spesso i soggetti. Ma non tutto in Menozzi è vivacità espressiva, e
questo lo si è già capito analizzando quelle tensioni emotive che
fermentano sotto la superficie pittorica. C’è dell’altro: l’ombra
titanica di un sentimento ormai tipico dell’uomo moderno: la solitudine.
Quello della solitudine è un tema che nell'opera di Menozzi s'insinua
latente con tutta la sua carica di simboli. Ma si badi bene, non è il
dramma della solitudine: è semplicemente la condizione esistenziale
dell’uomo (e dell’artista) che Menozzi accetta in quanto tale.
Quell’uomo che nei suoi dipinti è ritratto come solitario, isolato,
solo nel paesaggio (“Viale del tramonto”) o tra la folla (“Piove”),
come del resto le sue cose: le barche, gli ombrelli, gli edifici. Così
potente, questo sentimento, che in ogni dipinto di Menozzi potrebbe
essere accompagnato da un sottotitolo di questo tenore: poesia della
solitudine.